Formal Closure of the Holy Door

On 1 October 2017: the Community and the Church formally closed the Holy Year nominated to celebrate the Millennium. Mass was concelebrated at the Parish Church of San Lorenzo by Cardinal José Saraiva Martins, C.M.F., GCC, Prefect Emeritus of the Congregation for the Causes of Saints. This is the text of his sermon in which he mentions the Foundation and our gift of the Stain Glass Window. "SALUTO ED OMELIA DEL CARD. JOSE’ SARAIVA MARTINS PER LA CHIUSURA DEL MILLENNIO DI FONDAZIONE DEL COMUNE DI PICINISCO (FR) 1017-2017 CHIESA COLLEGIATA SAN LORENZO LEVITA E MARTIRE PICINISCO 1°OTTOBRE 2017 Carissimi Fratelli e sorelle, Reverendo Don Edmer Eranga, parroco di questa Comunità, Signor Marco Scappaticci, Sindaco di questo Comune, Autorità civili, religiose e militari presenti Signor Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana Commendatore Sante De Angelis, Delegazione dei Cavalieri e delle dame dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ringrazio sentitamente per la calorosa accoglienza che mi avete riservato, con grande gioia ho accettato l’invito del vostro parroco a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica in questa insigne Collegiata dedicata al vostro patrono San Lorenzo Levita e martire, costruita nel 1305 ma più volte ampliata e restaurata, La presente Santa Messa Pontificale con la chiusura della Porta Santa, segna anche la conclusione dei festeggiamenti religiosi del millennio della fondazione del comune di Picinisco aperto lo scorso 6 marzo con il Giubileo Straordinario che la Santa Sede ha concesso per questo evento, con l’annessa indulgenza plenaria. Intense sono state le celebrazioni del Millennio di Picinisco, questo piccolo e grazioso centro della Valle di Comino, al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. In occasione dell’inizio dei festeggiamenti del Millennio di Picinisco, infatti, è stata inaugurata una vetrata all’interno della chiesa di San Rocco, situata sulla piazza principale del piccolo borgo ciociaro. Collegata ai festeggiamenti del Millennio, è sorta poi una Fondazione “Picinisco 1000” un ente di beneficenza scozzese creato da un gruppo di italiani emigrati in Scozia con lo scopo di attivare una raccolta fondi per importanti progetti a lungo termine, un modo per celebrare questo Millennio del piccolo centro lasciando una traccia per il futuro. Il nome Picinisco come ben sapete figura per la prima volta in un documento del 1017; in quell'anno, infatti, i fratelli Pandolfo III e Pandolfo IV, principi di Capua, concessero la chiesa di San Valentino, sita ai confini della Contea Cominense nel territorio di Piczinisci (Picinisco), al Monastero di Montecassino. Risale, invece, al 1054 l'incastellamento del paese ad opera dei due conti dei Marsi, Oderisio II e Rainaldo III. Nel giugno 1150 Ruggero il Normanno conquistò tutto il mezzogiorno d'Italia per la corona di Napoli, ciò comportò l'annessione di Picinisco al Regno delle Due Sicilie fino al 1860. Per oltre tre secoli, dal 1193 al 1503, il territorio cominense non ebbe che brevi periodi di quiete; al pari di altre regioni del Regno fu turbato da tumulti, sconvolgimenti e guerre. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Francesi, Spagnoli vi piombarono ad intervalli. Con il susseguirsi sul trono di Napoli di varie dominazioni straniere anche le contrade del Cominese venivano cedute a diverse casate. Picinisco passò dai d'Aquino ai Cantelmo e da questi ai Borgia, per poi passare al Navarro, al Cadorna, a Matteo di Capua ed in ultimo ai Gallio. Nel Cinquecento la zona venne funestata dai briganti, stanziatisi a Picinisco nel 1590; il fenomeno si ripresentò anche alla fine del Settecento e, con carattere differente, dopo l'unificazione d'Italia. Nel 1927, nell'ambito di un'ampia revisione amministrativa operata dal governo fascista, Picinisco passò dalla provincia di Terra di Lavoro alla Regione Lazio divenendo parte della neo-costituita Provincia di Frosinone. Un periodo funesto è rappresentato dalla seconda guerra mondiale, quando il paese trovandosi sulla Linea Gustav subì l'occupazione da parte dei soldati tedeschi che rastrellarono gli ebrei rifugiati e fecero sfollare gli abitanti. Bombardato, il paese fu sottoposto ad angherie e venne liberato la mattina del 29 maggio 1944 dalle truppe italiane. Nel dopoguerra, a causa di una forte crisi economica, un'importante emigrazione ridusse notevolmente il numero degli abitanti spopolando numerose frazioni. Una lunga storia, quindi, fino ai nostri giorni e che ci vede oggi ringraziare il buon Dio per questo traguardo raggiunto. Ed il modo più bello per festeggiare questi 1000 anni di vita ufficiali di questa Comunità, non poteva non essere con la celebrazione della Santa Messa. Consentitemi, quindi, carissimi fratelli e sorelle in Cristo, di commentare seppur brevemente la Parola di Dio che ci viene presentata oggi in questa XXVI domenica del tempo ordinario. Il vangelo di oggi ci presenta una parabola. Come sempre, Gesù racconta una storia tratta dalla vita quotidiana delle famiglie; storia comune che parla da sé e non ha bisogno di molte spiegazioni. Subito, per mezzo di una domanda molto semplice, Gesù cerca di coinvolgere gli uditori e di comunicare un messaggio. Li coinvolge nella storia senza, per il momento, spiegare l’obiettivo che ha in mente. Quando hanno dato la loro risposta alla domanda, Gesù applica l’esempio agli uditori e questi si rendono conto che loro si sono condannati da soli! La storia dei due figli. Gesù fa una domanda iniziale: "Che ve ne pare?” E’ per attrarre l’attenzione delle persone affinché facciano attenzione alla storia che segue. Ed ecco la storia: "Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò”. Si tratta di una storia di vita familiare di ogni giorno. Le persone che ascoltano Gesù capiscono di cosa parla, poiché hanno vissuto questo tante volte nella propria casa. Per ora non si capisce ancora ciò che Gesù ha in mente. Qual è l’obiettivo che vorrà raggiungere con questa storia? Il coinvolgimento delle autorità nella storia dei due figli. Gesù formula la storia sotto forma di una domanda. All’inizio dice: “Che ve ne pare?” ed alla fine termina chiedendo: “Quale dei due ha fatto la volontà del padre?" Coloro che ascoltano sono genitori e rispondono a partire da ciò che è successo varie volte con i propri figli: I capi dei sacerdoti e degli anziani risponderanno: "Il primo". Questa è la risposta che Gesù voleva sentire da loro e dove li coglie in flagrante per comunicare il suo messaggio. La conclusione di Gesù. “E Gesù disse loro: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”. La conclusione di Gesù è evidente e molto dura. Secondo l’opinione dei sacerdoti e degli anziani, i pubblicani e le prostitute erano persone peccatrici e impure che non facevano la volontà del Padre. Secondo l’opinione di Gesù, i pubblicani e le prostitute di fatto dicevano “Non voglio”, ma finivano col fare la volontà del Padre, poiché si pentirono all’ascolto della predicazione di Giovanni Battista. Mentre loro, i sacerdoti e i pubblicani che ufficialmente sempre dicono “Si, signore, vado!”, finivano con non osservare la volontà del Padre, poiché non vollero credere a Giovanni Battista. Vi lascio con due domande, a cui poi, nel silenzio della preghiera e della meditazione potrete rispondere:  Con quale dei due figli mi identifico?  Chi sono oggi le prostitute e i pubblicani che dicono: “Non voglio!”, ma che finiscono per fare la volontà del Padre? Sia lodato Gesù Cristo!"